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Tazio Nuvolari

TAZIONUVOLARI

Di Tazio Nuvolari si è detto, scritto, e ricordato tanto in questi ultimi anni, che è diventato senz'altro il casteldariese più noto. O meglio, è il personaggio che i casteldariesi reclamano "proprio", per dare la giusta importanza al paese nel quale Tazio è nato, ha frequentato le scuole elementari, è vissuto per più di vent'anni ed ha trovato moglie. Un cartello all'inizio del paese specifica: "Castel d'Ario paese natale di Tazio Nuvolari". Ed è tutto qui il nostro orgoglio.

La vita.
16 novembre 1892: nasce a Castel d'Ario Tazio Giorgio Nuvolari, figlio di Elisa Zorzi e di Arturo.
10 novembre 1917: Tazio sposa la compaesana Carolina Perina, a Milano.
14 settembre 1918: nasce il primogenito Giorgio.
1920: debutto motociclistico con una Della Ferrera 600 cc al circuito di Cremona.
1921: con una Ansaldo vince la sua prima gara regolare, la Coppa Veronese.
1922: è campione mantovano di motociclismo con una Harley Davidson.
1923: ottiene cinque vittorie in altrettante gare sulle due ruote.
1924: vince il circuito del Tigullio, è la prima vittoria in auto.
13 settembre 1925: vince, a Monza, il Gran Premio delle Nazioni con una Bianchi 350. Ha una spalla fasciata per un incidente avuto dodici giorni prima: nasce la leggenda di Tazio Nuvolari.
1926: in moto, conquista 12 vittorie in 27 gare.
1927: a Livorno, cade in moto, provocandosi una forte contusione alla spalla, ma la settimana successiva corre di nuovo.
2 marzo 1928: nasce il secondogenito Alberto.
1929: scarsi i successi. Ma è l'anno dell'incontro con Decimo Compagnoni, che sarà per venticinque anni il meccanico di fiducia di Tazio, la seconda guida, l'amico fedele e instancabile.
1930: ultimo anno di attività motociclistica (Tazio ha trentotto anni) e definitivo lancio nella quattro ruote con la vittoria della Mille Miglia.
1931, 1932, 1933: tre annate trionfali con 25 vittorie in 57 gare ed episodi come la corsa-confronto con l'aereo e l'arrivo a fari spenti. Nel 1932 è proclamato campione assoluto d'Italia.
1934: incidente terribile ad Alessandria: una gamba fratturata in due punti e la stagione compromessa.
1935: annata prodigiosa. Vince il Gran Premio di Germania battendo i tedeschi sul loro circuito, il famigerato Nurburgring. E' confermato campione assoluto d'Italia.
1936: vince a New York la Coppa Vanderbilt. E' di nuovo campione assoluto e l'uomo sportivo più famoso del mondo.
1937: muore appena diciottenne il figlio primogenito Giorgio. L'Alfa Romeo è in crisi tecnica. Tazio vince solo a Milano.
1938: riporta ustioni varie in un incidente durante le prove. Passa all'Auto Union, con cui vince a Monza e a Donington, in Inghilterra.
1939: vince il Gran Premio di Belgrado.
1946: muore, anche lui diciottenne, il secondogenito Alberto.
1947: vince a Parma e a Forlì, su Ferrari.
1948: alla Mille Miglia, a corsa già vinta, deve ritirarsi, per un difetto alle sospensioni della sua Ferrari.
1950: ultima gara, la Palermo - Monte Pellegrino. Vince su una Cisitalia Abarth 1100.

Dal 1921 al 1950 Nuvolari ha partecipato a 229 corse in auto, collezionando 66 vittorie assolute e 38 di classe, aggiudicandosi 3 titoli italiani ed 1 europeo (dall'articolo di Enrico Caiano sul supplemento a "La Gazzetta dello Sport" del 13 novembre 1992 dedicato a Nuvolari).

11 agosto 1953: muore nella sua villa di Mantova.

Il mito.
Il primo aereo. Tazio ha circa sedici anni (o venti, non tutti i biografi sono d'accordo), quando compie la sua prima impresa, nella villa di campagna alla Ronchesana di Castel d'Ario, dove la famiglia si era trasferita poco dopo la sua nascita. Come raccontò un cugino, firmatosi con le iniziali B.R., Tazio aveva costruito un aeroplano con i resti di un apparecchio tedesco caduto nelle vicinanze. Aveva poi issato l'aereo sul tetto di casa e da lì volò per circa cento metri fino all'atterraggio sul pagliaio dove l'apparecchio prese fuoco. Tazio la scampa bella, anche se deve stare due settimane con una spalla fasciata.
1930: a fari spenti. A conclusione della Mille Miglia del 1930, la quarta, negli ultimi chilometri di gara è in testa Varzi, l'acerrimo rivale di Tazio, che lo segue a poca distanza. Era l'alba, e così Tazio tentò il colpaccio: spense per un po' i fanali e superò Varzi che non lo notò. Vinse Tazio e Varzi non confermò nè smentì mai, come del resto Nuvolari, quell'episodio.
1931: sfida con l'aereo. L'8 dicembre 1931, sulla pista del Littorio, a Roma, Tazio Nuvolari, su Alfa Romeo 8C da 2300 cmc sfida l'aereo Caproncino 100/BID con motore Gipsi 3. Vince l'aereo.
La tartaruga. Nel 1932, Tazio ricevette da D'Annunzio, che lo ammirava come uomo oltre che come sportivo, una tartarughina d'oro con la dedica: "all'uomo più veloce, l'animale più lento". La tartarughina diventò il distintivo di Tazio.
1935: il circuito di Nurburgring. Fu la vittoria che rafforzò il suo mito, più di tutte le altre. Era risaputo che lo strapotere tecnico delle auto tedesche rendeva impossibile il piazzamento di qualunque altra. Ma era anche vero che l'unico che poteva avere qualche speranza era Tazio Nuvolari. Pioveva, impiegò un tempo lunghissimo per il rifornimento di benzina, ma dopo una dura lotta Tazio vinse e divenne per i tedeschi "il diavolo", per il colore, anche, della sua auto.
Col volante in mano. Nel 1946, a Torino, gli resta in mano il volante. Allora manovra lo stesso con i monconi delle razze, fino a quando raggiunge il box dove gli viene montato un altro volante. Non vince, ma arriva tredicesimo.
La tecnica di guida. Come ricorda Enzo Ferrari, Tazio aveva, oltre a un grande coraggio e ad una incredibile resistenza al dolore fisico, una tecnica di guida allora rivoluzionaria e ancora oggi inimitabile e inimitata: «Nuvolari abbordava la curva alquanto prima di quello che l' istinto di pilota avrebbe dettato a me. Ma l' abbordava in un modo inconsueto, puntando cioè, d' un colpo, il muso della macchina contro il margine interno, proprio nel punto dove la curva aveva inizio. A piede schiacciato - naturalmente con la giusta marcia ingranata prima di quella sua spaventevole "puntata" - faceva così partire la macchina in dèrapage sulle quattro ruote, sfruttando la spinta della forza centrifuga, tenendola con la forza traente delle ruote motrici».
Epiteti. Fu chiamato il "mantovano volante", il "figlio del vento", il "cavaliere dai nervi d'acciaio" o semplicemente "Nivola", dopo la grande vittoria sui tedeschi del 1935.
Fra tutte le frasi celebri dedicate al nostro campione, ricordiamo solo quella dell'inglese Lord Howe: "Finchè nel mondo si parlerà di sport automobilistico, si ricorderà Nuvolari".